Il deserto del Neghev (3 ottobre)

Piccola cronaca di un cammino - Viaggio in Terra Santa

03/10/2019     Ombretta Pisano     7592


La possibilità di avere un’automobile consente di spostarsi agevolmente per tutto il paese, e oggi ci siamo diretti verso il deserto del  Neghev (che significa “terra arida”), teatro di molti avvenimenti del Primo Testamento. Vi hanno vissuto Abramo e Isacco (Gen 12, 13, 20, 21 e 26); lo hanno ripetutamente percorso i figli di Giacobbe per recarsi dal fratello Giuseppe, in Egitto (Gen 42-46); fu teatro dell’Esodo (Nm20-21 e Dt 2).

Ci siamo indirizzati verso le montagne, che raggiungono fino a 1000 metri di altezza in un paesaggio di canyon che testimonia il lavoro dell’erosione e dei terremoti, e su cui spicca l’immenso cratere “Maktesh Ramon”, profondo circa 350 metri, lungo 35 km e largo 10, che in tempi lontanissimi era pieno di acqua. Il centro (moderno) che è nato sulla sua sommità si chiama Mizpe Ramon (“Vista sul Ramon”) e sorge a ben 900 metri slm. La vista panoramica è mozzafiato, il clima anche in estate è gradevole e ventilato. Se si continua a scendere oltre il punto panoramico, il cratere si può attraversare tutto ammirando i sedimenti sabbiosi multicolori del paesaggio. Nel punto panoramico si trova anche un piccolo museo che consente di conoscere con dei filmati la storia della formazione del cratere. Il Centro visitatori offre anche un tributo ad Ilan Ramon, primo astronauta israeliano, che ha perso la vita durante il tragico rientro dello shuttle Columbia nel 2003 e, giustificando la presenza di un Osservatorio astronomico nelle immediate vicinanze, sensibilizza sul problema dell’uso eccessivo della luce e sulla necessità di preservare l’oscurità. Forse qualche volta ci è capitato di contemplare una notte stellata, tersa, in cui era visibile la Via Lattea. Questi cieli erano i cieli sotto i quali si muovevano i nomadi come Abramo e che un’infinità di stelle piccole e grandi riempiva come polvere. Questa oscurità popolata di miliardi di piccole luci ha parlato ad Abramo della sua innumerevole discendenza. Non vedere più le stelle rischia di separarci irrimediabilmente dalla comprensione di questa storia.

Il Neghev è stato anche la patria di un popolo molto progredito che ha dato vita ad una civiltà fiorente: quella dei Nabatei (i famosi costruttori di Petra, nell’attuale Giordania), che qui percorrevano la “Via dell’Incenso”, una via carovaniera che collegava l’Arabia al Mediterraneo, a Gaza, passando per queste zone. I Nabatei installarono nel Neghev un caravanserraglio nella località di Avdat, bellissima altura che si erge lungo la strada da e per il Sud del Neghev, e che oggi è Parco nazionale. Da caravanserraglio, il luogo divenne una fiorentissima città che successivamente diventò romana e ancora più tardi abbracciò la fede cristiana, come testimonia l’esistenza di un intero quartiere di epoca bizantina con diverse chiese. Di particolare importanza, per la teologia cristiana, risulta l’altare della chiesa di San Teodoro (V sec.), ricostruito dopo essere stato vandalizzato. Questo altare presenta sulla sua superficie dei canaletti di scolo che, simbolicamente, richiamavano quelli che si usavano per i sacrifici (le antiche are pagane li avevano a questo scopo) testimoniando l’accostamento della cena eucaristica al sacrificio, e quindi la lettura in chiave sacrificale della morte di Cristo.

Concludiamo la giornata con la visita alla tomba del primo Primo Ministro israeliano, David Ben Gurion, a Sde Boqer, in un delizioso parco boschivo dove scorazzano liberamente dei bellissimi esemplari di Ibex (stambecchi della Nubia). Degli Ibex parla Dio a Giobbe: Sai tu quando figliano i camosci o assisti alle doglie delle cerve? Conti tu i mesi della loro gravidanza e sai tu quando devono partorire? (Gb 39,1) e sempre Dio per bocca del profeta Isaia, assimilandoli a una Gerusalemme sfiancata dalla guerra: “tuoi figli giacciono privi di forze agli angoli di tutte le strade, come antilope in una rete…” (Is 51,20).

Una giornata densa, che ci ha consentito di scoprire meraviglie storiche e naturali, anche queste ultime fondamentali per entrare sempre più “dentro” l’ambiente biblico; ci hanno messi in contatto con uomini e donne concreti che ne sono stati i protagonisti con la loro vita quotidiana e con il loro rapporto con la natura che ne ha condizionato profondamente il modo di vivere. Le pagine della Bibbia acquistano sempre più concretezza.


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