Giovanni Paolo II, Papa (Wojtyla, Karol) 1920-2005
Città del Vaticano 07/03/1982
Cari fratelli nell'Episcopato e nel sacerdozio, care Sorelle, Signore e Signori,Provenienti da diverse regioni del mondo, vi siete riuniti a Roma per fare il punto sull'importante questione dei rapporti tra la Chiesa cat¬tolica ed il Giudaismo. E l'importanza di questo problema é eviden¬ziata pure dalla presenza tra voi di rappresentanti delle Chiese Orto¬dosse, della Comunione Anglicana, della Federazione luterana mondiale e del Consiglio Ecumenico delle Chiese,che sono felice di salutare specialmente, ringraziandoli della loro collaborazione.
A voi, vescovi, sacerdoti, religiose, laici cristiani, esprimo ancora tutta la mia riconoscenza. La vostra presenza qui, come i vostri im¬pegni nelle varie attività pastorali o nel campo della ricerca biblica e teologica, dimostrano fino a che punto i rapporti tra la Chiesa cattolica e il Giudaismo toccano da vicino differenti aspetti della vita E delle attività della Chiesa.
E lo si comprende perfettamente. Il secondo Concilio Vaticano, nella sua Dichiarazione sui rapporti della Chiesa con le religioni non cristiane, (Nostra Aetate, n. 4) ha detto infatti: "Scrutando il mistero della Chiesa, il Sacro Concilio ricorda il vincolo con cui il Popolo del Nuovo Testamento é spiritualmente legato con la stirpe di Abramo". Ed io stesso ho avuto più volte occasione di ripeterlo: le nostre due comunità religiose "sono legate a livello stesso della propria identità" (cf. Discorso del 12 marzo 1979 ai rappresentanti d'organizzazioni e di comunità ebraiche). Infatti - come dichiara ancora la "Nostra Aetate" (n. 4): "La Chiesa di Cristo riconosce che gli inizi della sua fede e della sua elezione si trovano già, secondo il mistero divino della salvezza, nei patriarchi, Mosè e i profeti. Per questo la Chiesa non può dimenticare che ha ricevuto la rivelazione dell'Antico Testamento per mezzo di quel popolo.... Inoltre essa ha sempre davanti agli occhi le parole dell'apostolo Paolo riguardo agli uomini della sua stirpe, dei quali é l'adozione a figliuoli e la gloria e i patti di alleanza e la legge e il culto e le promesse, ai quali appartengono i Padri e dai quali é Cristo secondo la carne (cfr. Rom. 91, Figlio di. Maria Vergine".
Ciò significa che i vincoli tra la Chiesa ed il Popolo ebreo sono fondati sul disegno del Dio dell'Alleanza, e, in quanto tali hanno lasciato traccia in vari aspetti dell'istituzione della Chiesa, par¬ticolarmente nella liturgia.
Indubbiamente, dallo sbocciare, duemila anni or sono, d'un nuovo ramo sull'unico tronco, le relazioni tra le nostre due comunità sono state segnate da incomprensioni e risentimenti che ben conosciamo. E se, dal giorno della separazione, ci sono stati malintesi, errori e perfino offese, è giunto ora il momento di superarle nella comprensione vicen¬devole, nella pace e nella reciproca stima. Le terribili persecuzioni subite dagli Ebrei nei diversi periodi della storia, hanno finalmente aperto molti occhi e sconvolto molti cuori. I cristiani sono oggi sulla buona strada: quella della giustizia e della fraternità, sforzandosi, con rispetto e perseveranza, di ritrovarsi con i loro fratelli semiti intorno al comune retaggio, così ricco per tutti Occorre precisare, specie per quelli che rimangono scettici e magari ostili, che questo avvicinamento non deve confondersi con un certo relativismo religioso, e meno ancora con una perdita d'identità . I cristiani, dal canto loro, professano la loro fede senza equivoci nel carattere salvifico univer¬sale della morte e della risurrezione di Gesù di Nazareth.
Si: la chiarezza e la fedeltà alla nostra identità cristiana sono una base essenziale, se vogliamo davvero stabilire rapporti autentici, fecondi e stabili con il popolo ebreo. In questo senso, sono felice di sapere che voi siete seriamente impegnati, studiando e pregando insieme, ad approfondire e formulare meglio i problemi biblici e teologici, spesso ardui, suscitati dal progresso del dialogo ebraico-cristiano, cui im¬precisione e mediocrità sarebbero di grave danno.
Voglia Dio che cristiani ed ebrei si incontrino più spesso, abbiamo tra loro scambi profondi, partendo dalla propria identità, senza mai oscu¬rarla nè da una parte nè dall'altra, ma cercando solo, in verità, la volontà di quel Dio che si é rivelato !!
Sono questi i rapporti che possono e debbono contribuire ad arricchire la conoscenza della nostre proprie radici, ed a meglio mettere in luce certi aspetti dell'identità di cui parliamo; Il nostro patrimonio comu¬ne é cospicuo. Compierne l'intrinseco inventario, non solo, ma così come vengono oggi ancora professate e vissute, può aiutare a comprendere meglio alcuni aspetti della vita della Chiesa. E' il caso della litur¬gia, le cui radici ebraiche restano ancora da approfondire, e soprat¬tutto da esser meglio conosciute ed apprezzate dai fedeli. Ed altrettan¬to può dirsi per quanto riguarda la storia delle nostre istituzioni che, fin dalle origini della Chiesa, si sono ispirate, in certi aspetti, all'organizzazione comunitaria sinagogale.
E, finalmente, il nostro patrimonio spirituale comune é importante soprattutto a livello della nostra fede in un Dio unico, buono e misericordioso, che ama gli uomini e se ne fa amare (cf. Sg. 11,24-26), padrone, della storia e del destino degli uomini, che è nostro Padre e che ha scelto Israele, "l'olivo buono su cui sono stati innestati i rami dell'olivo selvaggio che sono i Gentili" (Nostra Aetate, n. 4; cf. pure Rm. 11, 17-24).
Ecco perché voi vi siete preoccupati, durante la vostra sessione, dell'insegnamento cattolico e della catechesi riguardo all'ebraismo ed agli ebrei. Su questo punto e su altri ancora, siete guidati e inco¬raggiati dagli "Orientamenti e suggerimenti per l'applicazione della Dichiarazione conciliare "Nostra Aetate", n. 4", pubblicati dalla Commissione per le relazioni religiose con il Giudaismo (cf. cap. III). Bisognerebbe arrivare al punto che tale insegnamento, ai diversi livel¬li di formazione religiosa, nella catechesi ai fanciulli ed agli ado¬lescenti, presenti gli ebrei e il giudaismo non solo in modo onesto e oggettivo, senza alcun pregiudizio e senza offendere nessuno, ma, più ancora, con una viva coscienza della comune eredità che abbiamo più sopra ricordato.
Ed è infine su una tale base che potrà costituirsi - come già felice¬mente si preannuncia - una stretta collaborazione verso ciò cui ci spinge proprio la nostra comune eredità, e cioè il servizio dell'uomo e dei suoi immensi bisogni spirituali e materiali. Per diverse vie ma finalmente convergenti, noi potremo, con l'aiuto del Signore, che non ha mai cessato d'amare il suo popolo (cf. RM 11,1), raggiungere una vera fraternità nella riconciliazione, nel rispetto e nella piena rea¬lizzazione dei disegni di Dio nella storia.
Dal canto mio, sono felice d'incoraggiarvi, cari Fratelli e Sorelle in Cristo, a proseguire sul cammino intrapreso, dando prova di discer¬nimento e di fiducia, insieme ad una piena fedeltà al magistero. Così facendo, voi compirete autentico servizio di Chiesa, servizio derivante dalla sua misteriosa vocazione, che contribuirà al bene della stessa Chiesa, del popolo ebreo e dell'intera umanità.
[tradotto dal francese]
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Inserito 01/01/1970
Relazioni Ebraico-Cristiane
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