Benedetto XVI, Papa (Ratzinger, Joseph) 1927-
Città del Vaticano 08/11/2008
Signori Cardinali,Venerati Fratelli nell’Episcopato e nel Sacerdozio,
cari fratelli e sorelle!
Sono lieto di accogliervi in occasione del Congresso su "L’eredità del Magistero di Pio XII e il Concilio Vaticano II", promosso dalla Pontificia Università Lateranense insieme con la Pontificia Università Gregoriana. E’ un Congresso importante per il tema che affronta e per le persone erudite, provenienti da varie Nazioni, che vi prendono parte. Nel rivolgere a ciascuno il mio cordiale saluto, ringrazio in particolare Mons. Rino Fisichella, Rettore dell’Università Lateranense, e P. Gianfranco Ghirlanda, Rettore dell’Università Gregoriana, per le espressioni gentili con cui hanno interpretato i comuni sentimenti.
Ho apprezzato l’impegnativo tema sul quale avete concentrato la vostra attenzione. Negli ultimi anni, quando si è parlato di Pio XII, l’attenzione si è concentrata in modo eccessivo su una sola problematica, trattata per di più in maniera piuttosto unilaterale. A parte ogni altra considerazione, ciò ha impedito un approccio adeguato ad una figura di grande spessore storico-teologico qual è quella del Papa Pio XII. L’insieme della imponente attività svolta da questo Pontefice e, in modo del tutto speciale, il suo magistero sul quale vi siete soffermati in questi giorni, sono una prova eloquente di quanto ho appena affermato. Il suo magistero si qualifica infatti per la vasta e benefica ampiezza, come anche per la sua eccezionale qualità, così che può ben dirsi che esso costituisca una preziosa eredità di cui la Chiesa ha fatto e continua a fare tesoro.
Ho parlato di "vasta e benefica ampiezza" di questo magistero. Basti ricordare, al riguardo, le Encicliche e i moltissimi discorsi e radiomessaggi contenuti nei venti volumi dei suoi "Insegnamenti". Sono più di quaranta le Encicliche da lui pubblicate. Tra esse spicca la "Mystici Corporis", nella quale il Papa affronta il tema della vera ed intima natura della Chiesa. Con ampiezza di indagine egli mette in luce la nostra profonda unione ontologica con Cristo e - in Lui, per Lui e con Lui - con tutti gli altri fedeli animati dal suo Spirito, che si nutrono del suo Corpo e, trasformati in Lui, gli danno modo di continuare ed estendere nel mondo la sua opera salvifica. Intimamente connesse con la "Mystici Corporis" sono altre due Encicliche: la "Divino afflante Spiritu" sulla Sacra Scrittura e la "Mediator Dei" sulla sacra Liturgia, nelle quali vengono presentate le due sorgenti a cui devono sempre attingere coloro che appartengono a Cristo, Capo di quel mistico Corpo che è la Chiesa.
In questo contesto di ampio respiro Pio XII ha trattato delle varie categorie di persone che, per volere del Signore, fanno parte della Chiesa, pur con vocazioni e compiti differenziati: i sacerdoti, i religiosi ed i laici. Così egli ha emanato sagge norme sulla formazione dei sacerdoti, che si devono distinguere per l'amore personale a Cristo, la semplicità e la sobrietà di vita, la lealtà verso i loro Vescovi e la disponibilità verso coloro che sono affidati alle loro cure pastorali. Nell’Enciclica "Sacra Virginitas" poi e in altri documenti sulla vita religiosa Pio XII ha messo in chiara luce l’eccellenza del "dono" che Dio concede a certe persone invitandole a consacrarsi totalmente al servizio suo e del prossimo nella Chiesa. In tale prospettiva il Papa insiste fortemente sul ritorno al Vangelo ed all’autentico carisma dei Fondatori e delle Fondatrici dei vari Ordini e Congregazioni religiose, prospettando anche la necessità di alcune sane riforme. Numerose sono state poi le occasioni in cui Pio XII ha trattato della responsabilità dei laici nella Chiesa, profittando in particolare dei grandi Congressi internazionali dedicati a queste tematiche. Volentieri egli affrontava i problemi delle singole professioni, indicando, ad esempio, i doveri dei giudici, degli avvocati, degli operatori sociali, dei medici: a questi ultimi il Sommo Pontefice dedicò numerosi discorsi illustrando le norme deontologiche che essi devono rispettare nella loro attività. Nell’Enciclica "Miranda prorsus", poi, il Papa si soffermò sulla grande importanza dei moderni mezzi di comunicazione, che in modo sempre più incisivo andavano influenzando l’opinione pubblica. Proprio per questo il Sommo Pontefice, che valorizzò al massimo la nuova invenzione della Radio, sottolineava il dovere dei giornalisti di fornire informazioni veritiere e rispettose delle norme morali.
Anche alle scienze e agli straordinari progressi da esse compiuti Pio XII rivolse la sua attenzione. Pur ammirando le conquiste raggiunte in tali campi, il Papa non mancava di mettere in guardia dai rischi che una ricerca non attenta ai valori morali poteva comportare. Basti un solo esempio: restò famoso il discorso da lui pronunciato sulla raggiunta scissione degli atomi; con straordinaria lungimiranza, però, il Papa ammoniva circa la necessità di impedire ad ogni costo che questi geniali progressi scientifici venissero utilizzati per la costruzione di armi micidiali che avrebbero potuto provocare catastrofi immani e perfino la totale distruzione dell'umanità. Come non ricordare poi i lunghi ed ispirati discorsi concernenti l’auspicato riordinamento della società civile, nazionale ed internazionale, per il quale egli indicava come fondamento imprescindibile la giustizia, vero presupposto per una convivenza pacifica fra i popoli: "opus iustitiae pax!". Ugualmente meritevole di speciale menzione è l'insegnamento mariologico di Pio XII, che ebbe il suo culmine nella proclamazione del dogma dell'Assunzione di Maria Santissima, per mezzo del quale il Santo Padre intendeva sottolineare la dimensione escatologica della nostra esistenza ed esaltare altresì la dignità della donna.
Che dire della qualità dell’insegnamento di Pio XII? Egli era contrario alle improvvisazioni: scriveva con la massima cura ogni discorso, soppesando ogni frase ed ogni parola prima di pronunciarla in pubblico. Studiava attentamente le varie questioni ed aveva l'abitudine di chiedere consiglio ad eminenti specialisti, quando si trattava di temi che richiedevano una competenza particolare. Per natura ed indole Pio XII era un uomo misurato e realista, alieno da facili ottimismi, ma era altresì immune dal pericolo di quel pessimismo che non si addice ad un credente. Aborriva le sterili polemiche ed era profondamente diffidente nei confronti del fanatismo e del sentimentalismo.
Questi suoi atteggiamenti interiori rendono ragione del valore e della profondità, come anche dell’affidabilità del suo insegnamento, e spiegano l’adesione fiduciosa ad esso riservata non solo dai fedeli, ma anche da tante persone non appartenenti alla Chiesa. Considerando la grande ampiezza e l’alta qualità del magistero di Pio XII, viene da chiedersi come egli sia riuscito a fare tanto, pur dovendo dedicarsi ai numerosi altri compiti connessi col suo ufficio di Sommo Pontefice: il governo quotidiano della Chiesa, le nomine e le visite dei Vescovi, le visite di Capi di Stato e di diplomatici, le innumerevoli udienze concesse a persone private ed a gruppi molto diversificati.
Tutti riconoscono a Pio XII un’intelligenza non comune, una memoria di ferro, una singolare dimestichezza con le lingue straniere ed una notevole sensibilità. Si è detto che egli era un diplomatico compito, un eminente giurista, un ottimo teologo. Tutto questo è vero, ma ciò non spiega tutto. Vi era altresì in lui il continuo sforzo e la ferma volontà di donare se stesso a Dio senza risparmio e senza riguardo per la sua salute cagionevole. Questo è stato il vero movente del suo comportamento: tutto nasceva dall’amore per il suo Signore Gesù Cristo e dall’amore per la Chiesa e per l’umanità. Egli infatti era innanzitutto il sacerdote in costante ed intima unione con Dio, il sacerdote che trovava la forza per il suo immane lavoro in lunghe soste di preghiera davanti al Santissimo Sacramento, in colloquio silenzioso con il suo Creatore e Redentore. Da lì traeva origine e slancio il suo magistero, come d’altronde ogni altra sua attività.
Non deve pertanto stupire che il suo insegnamento continui anche oggi a diffondere luce nella Chiesa. Sono ormai trascorsi cinquant’anni dalla sua morte, ma il suo poliedrico e fecondo magistero resta anche per i cristiani di oggi di un valore inestimabile. Certamente la Chiesa, Corpo Mistico di Cristo, è un organismo vivo e vitale, non arroccato immobilmente su ciò che era cinquant’anni fa. Ma lo sviluppo avviene nella coerenza. Per questo l’eredità del magistero di Pio XII è stata raccolta dal Concilio Vaticano II e riproposta alle generazioni cristiane successive. E’ noto che negli interventi orali e scritti presentati dai Padri del Concilio Vaticano II si riscontrano ben più di mille riferimenti al magistero di Pio XII. Non tutti i documenti del Concilio hanno un apparato di Note, ma in quei documenti che lo hanno, il nome di Pio XII ricorre oltre duecento volte. Ciò vuol dire che, fatta eccezione per la Sacra Scrittura, questo Papa è la fonte autorevole più frequentemente citata. Si sa inoltre che le note apposte a tali documenti non sono, in genere, semplici rimandi esplicativi, ma costituiscono spesso vere e proprie parti integranti dei testi conciliari; non forniscono solo giustificazioni a supporto di quanto affermato nel testo, ma ne offrono una chiave interpretativa.
Possiamo dunque ben dire che, nella persona del Sommo Pontefice Pio XII, il Signore ha fatto alla sua Chiesa un eccezionale dono, per il quale noi tutti dobbiamo esserGli grati. Rinnovo, pertanto, l’espressione del mio apprezzamento per l'importante lavoro da voi svolto nella preparazione e nello svolgimento di questo Simposio Internazionale sul Magistero di Pio XII ed auspico che si continui a riflettere sulla preziosa eredità lasciata alla Chiesa dall’immortale Pontefice, per trarne proficue applicazioni alle problematiche oggi emergenti. Con questo augurio, mentre invoco sul vostro impegno l’aiuto del Signore, di cuore imparto a ciascuno la mia Benedizione.
[01732-01.01] [Testo originale: Italiano]
© Libreria Editrice Vaticana
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Inserito 01/01/1970
Relazioni Ebraico-Cristiane
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