Memorandum con lettera di accompagnamento indirizzata il 27 febbraio 1962 a sua eminenza il card. A. Bea

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Goldmann, Nahum - Katz, Label A.

Stati Uniti d'America       27/02/1962

Vostra Eminenza;

quali Direttore e Co-Direttore della Conferenza mondiale delle organizzazioni ebraiche abbiamo l'onore di trasmettere l'accluso Memorandum e chiederle rispettosamente di avere la gentilezza di sottoporlo a sua santità, il papa, e portarlo a conoscenza di quei rappresentanti e organi della chiesa come le sembrerà appropriato.

...Preghiamo Vostra Eminenza di accettare l'espressione della nostra profonda stima, rispettosamente Dr. Nahum Goldmann, Presidente del Congresso ebraico mondiale Label A. Katz, Presidente internazionale B' nai B' rith.

MEMORANDUM

Una triste riflessione sorge sulla natura del progresso umano quando, nella stesso momento in cui l'umanità sta vivendo una difficile esistenza sotto la minaccia di una completa distruzione, il desiderio degli uomini di buona volontà, di cooperare al servizio del bene comune continua ovunque ad essere ostacolato dal pregiudizio razziale e dall'intolleranza religiosa.

Come ebrei, il cui popolo per tanti secoli ha sopportato terribili vicissitudini riuscendo a sopravvivere, ed ha assistito alla caduta di una lunga sequela di tirranidi basate sull'arbitrario esercizio del potere, non possiamo credere che questi mali siano inevitabili e permanenti.

Ovunque nel mondo, uomini delle più diverse religioni e nazionalità, spinti da un impulso comune, tendono verso liberta più elevate e verso una nuova dichiarazione dei diritti della personalità umana. Noi desideriamo riaffermare in questo Memorandum l'antica fede della nostra tradizione in cui le risorse spirituali, parte del nostro patrimonio umano, nello stesso tempo che ci esigono obblighi, ci danno i mezzi per vincere i mali del pregiudizio e dell'intolleranza.

Ci sostengono in queste convinzioni gli sforzi sostenuti sia dalla comunità internazionale attraverso le Nazioni Unite, sia dagli aderenti a molte religioni e tradizioni culturali che lavorano all'interno delle proprie chiese ed organizzazioni, con il fine di giungere ad un mondo in cui la pace universale sia sicuramente fondata sui principi di giustizia e di libertà.

Come ebrei consideriamo la battaglia contro l'antisemitismo elemento integrale di queste aspirazioni per un mondo migliore. È per noi fonte di profonda preoccupazione, come deve esserlo per la chiesa, il fatto che - con rare eccezioni - agitazioni ed incidenti antisemiti accadono in paesi europei o in altri paesi di insediamento europeo, nei quali il cristianesimo è od è stato di maggiore influenza. Ci permettiamo di esprimere il convincimento che ovunque nel mondo di oggi l'antisemitismo rappresenti una minaccia per la comunità ebraica, questa minaccia si estende anche alla chiesa per la quale esso costituisce una sfida.

Noi siamo profondamente convinti che è giunto il momento di uno sforzo decisivo per debellare questo male da parte di tutti coloro che credono nella inalienabilità dei diritti umani, e crediamo che ciò sia speciale dovere di coloro che sostengono la loro origine divina.

La credenza nella comune origine, nel diritto comune e nel destino comune di tutto il genere umano è il cardine della nostra fede. Noi cerchiamo di salvaguardare i diritti e la dignità degli ebrei, non perché ebrei, ma in quanto esseri umani. Non chiediamo per loro né privilegi, né particolarità. Aderiamo senza riserve alla dottrina incorporata nella Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo delle Nazioni Unite, secondo cui il pieno godimento dei diritti umani è prerogativa di tutti i figli dell'uomo, indipendentemente dalla razza, credo, sesso e lingua. La battaglia contro l'antisemitismo è per noi una parte della battaglia per l' emancipazione dell' umanità intera.

Se ci indirizziamo alla chiesa cattolica sulla questione ebraica in particolare, è perché nella sua letteratura liturgica, nel catechismo, in molti riti ed in alcune pratiche commemorative, come pure in manuali di educazione devozionale di ampio uso, si trovano riferimenti agli ebrei ed alloro posto nella storia. Disgraziatamente non si può negare che l' ignorante o il malizioso possa fraintendere o distorcere o sfruttare tali riferimenti, per fomentare l'odio di altri e promuovere idee in evidente conflitto con l'insegnamento della chiesa riguardo alla fratellanza degli uomini.

Noi ci permettiamo di attirare l' attenzione particolarmente sulle asserzioni di assassinio rituale in chiese di varie parti del mondo, che vengono perpetuate in iscrizioni, rappresentazioni pittoriche e perfino in cerimonie commemorative. Le molte migliaia di persone che visitano e rendono culto a questi reliquiari  e n queste chiese,  una volta a conoscenza che accuse di questo tipo sono state oggetto di ripetute condanne papali, potranno dubitare di tali accuse. Sembra evidente, pur nel nostro ossequioso rispetto, che l'esistenza di questi relitti di antichi pregiudizi non può costituire un ostacolo nella promozione della causa della comprensione umana e della mutua stima.

Il lavoro di alcuni eminenti studiosi cattolici che hanno esaminato il problema dei rapporti umani, con particolare riguardo a noi sotto questo aspetto, è stato seguito con...profondo apprezzamento da dirigenti ebrei. Il valore della loro opera e stata dimostrata dal cambiamenti che in alcuni paesi sono stati apportati nei testi di catechismo e nei manuali sia di educazione che di devozione.

Siamo rimasti commossi e ci siamo sentiti incoraggiati dalla storica decisione presa negli scorsi anni da sua santità, Papa Giovanni XXIII, di rimuovere dalla liturgia alcune frasi soggette al fraintendimento e che hanno dato origine a incomprensioni. Salutiamo questo grande atto del capo spirituale, ispirato da saggezza ed umanità, e che ha evocato il nostro più profondo rispetto e la nostra gratitudine. Noi vediamo in esso una risposta all'inespresso appello di molte generazioni ebraiche, ispirata da raro intuito ed amore per l'umanità.

Incoraggiati da questa storica iniziativa e da molti atti di comprensione da parte di sua santità, ci rivolgiamo alla chiesa con un rispettoso appello affinché essa prenda le misure che possano sembrare appropriate per spronare coloro che ascoltano la sua voce, all'interno e fuori dai ranghi, contro il grande pericolo spirituale e sociale che è connesso con il razzismo, e con tutte quelle dottrine che incitano all’odio e hanno come conseguenza la sofferenza di esseri umani indifesi.

Non sta a noi formulare specifiche e dettagliate proposte in materie che rientrano esclusivamente nella competenza della chiesa. Siamo fiduciosi che la dottrina cattolica troverà vie appropriate per trattare il problema al quale abbiamo cercato di riferirci solo in termini generali.

«Non abbiamo tutti un solo Padre? Non ci ha creati un solo Dio?». La sfida dei profeti estende su tutti noi il più solenne dei doveri. Le differenze che ci separano sono reali ed importanti; sarebbe sciocco trascurarle o sottovalutarle. Ma esse non possono annullare il comandamento di amare il nostro prossimo. Noi siamo fiduciosi che la chiesa, giacchè si muove verso i problemi di un'epoca di cambiamento e di nuovi pronunciamenti, sarà in prima fila tra le forze che lottano per il rispetto mutuo tra cristiani ed ebrei e, quindi, tra uomo e uomo.

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(da: Sestieri L. - Cereti G., Le Chiese cristiane e l'ebraismo, 1947- 1982, Marietti, Genova 1983)

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Inserito 13/02/2014