Giovanni XXIII, papa (Roncalli, Angelo) 1958-1963
Italia 19/10/1960
Il seguente testo è tratto dal L’Osservatore Romano, il giornale del Vaticano che riferisce di un incontro avvenuto il giorno precedente tra Papa Giovanni XXIII e una delegazione di una organizzazione ebraica americana di carità. Questa udienza avvenne esattamente un mese dopo che il papa aveva richiesto al Cardinale Agostino Bea di preparare uno schema sulle relazioni della chiesa con il popolo ebraico da porre all’attenzione dell’imminente Concilio Vaticano Il. Questo schema sarebbe in seguito diventato Nostra Aetate.
Città Del Vaticano
Ieri mattina,
Lunedì, alle ore 11, il Santo Padre ha ricevuto in udienza, nella Salo del Trono. un gruppo di circo 130 persone dell’ “United Jewish Appeal: Jewish Study Mission”, provenienti dagli Stati Uniti e che compiono un viaggio a scopo assistenziale.
Il cospicuo gruppo era guidato dal Rabbino Herbert Friedman, e del Signor Benjamin Swig.
In un indirizzo di deferente omaggio, il Signor Friedman, rivolto rispettoso saluto al Capo venerato dei Cattolici, riconfermava la profonda riconoscenza delle Comunità Ebraiche per quanto la Chiesa ha fatto a vantaggio degli Ebrei profughi e perseguitati durante la guerra, segnatamente in talune nazioni: e ricordava, in modo particolare. i provvidi interventi, a questo riguardo. del Delegato Apostolico di allora in Turchia Mons. Angelo Giuseppe Roncalli, che ora tutti erano felici di salutare, con profondo rispetto e gratitudine, quale Sommo Pontefice.
Nella sua affabile risposta, Il Santo Padre, dopo aver ringraziato per la visita e per il cortese saluto del distinto gruppo, diceva di vedere in quell'atto una riconferma di apprezzamento e di amicizia.
Del periodo della sua permanenza a Istanbul erano stati rievocati episodi oltremodo dolorosi, non disgiunti, peraltro, da consolazioni per il suo cuore sacerdotale. Il Papa, infatti, rammenta bene quanto gli riuscì dì compiere, singolarmente in una circostanza in cui si profilava il pericolo di dolorosa catastrofe. Il comando di una nave, con a bordo migliaia di bambini, correva il terribile rischio di dover consegnare i piccoli passeggeri a un potere nemico. Invece il piroscafo fu dirottato ed avviato a un porto di sicura salvezza, per l'intervento della persona e della parola del Delegato Apostolico.
In ringraziamento al Rappresentante della Santa Sede di cosi prezioso e benefico gesto, il Gran Rabbino di Gerusalemme si recò appositamente a Istanbul per rendere omaggio a Monsignor Delegato, che ricambiò subito la visita. In quei colloqui – come avviene quando sinceramente si incontrano i cuori umani - emerse una nota di soave conforto: il sempre possibile trionfo della carità, che si rivela quale legge insopprimibile della vita e della fratellanza umana.
Il Gran Rabbino di Gerusalemme volle accompagnare il suo ringraziamento - Sua Santità lo ricordava volentieri - anche con un dono: il libro delle “Antiquitates Judaicae” dí Giuseppe Flavio, che il Santo Padre ha conservato a lungo, polche quel volume esprimeva la sincerità di un sentimento in piena rispondenza alla soddisfazione per l'opera compiuta.
Sua Santità voleva aggiungere qualche altra considerazione. In più di una circostanza Egli ha rievocato un episodio commovente dello Sacra Scrittura: l'incontro di Giuseppe, divenuto personaggio di primo piano nel governo dell'Egitto, con i suoi fratelli, recatisi a cercarlo. Dapprima agli usò un'innocente astuzia quasi per occultarsi alla loro vista: ma poi non poté più oltre contenere l'imputo del suo cuore ed esclamò: Son io, Giuseppe, il fratello vostro, subito dopo nascondendosi per celare il suo pianto.
Si tratta di una pagina toccante dell’'Antico Testamento. A vero dire, c’è grande divario tra chi ammette soltanto l'Antico Testamento e chi a quello aggiunge il Nuovo Testamento, coma legge e guida suprema. Questa distinzione, d'altronde, non sopprime la fraternità che deriva dalla medesima origine, poiché siamo tutti figli dello stesso Padre celeste; e fra tutti deve sempre risplendere ed esercitarsi in carità.
«Signatum est super nos lumen vultus tui, Domine»: hai posto, o Signore, sopra la nostra faccia la luce del tuo volto. Tale fulgida verità, espressa nel Salmo IV, ci serve per comprendere il genuino aiuto, la schietta solidarietà umana. Essa, infatti, ci farà progredire verso la soluzione di molti problemi, che travagliano il mondo, unendo tutti gli uomini in questa fondamentale realtà: veniamo dal Padre, dobbiamo ritornare al Padre.
Nel riconfermare il gradimento della visita, Sua Santità formulava uno speciale augurio ai presenti e per quanti sono vicino e più cari al cuore di ciascuno.
E’ questo un augurio di pace e di benedizione, estensibile anche alle famiglie, specie se afflitte da sofferenze e avversità; sì che in tutti perenne sia il desiderio di porsi nelle mani di Dio, quindi al sicuro, perché nelle mani del Padre.
Terminato il suo dire, l’Augusto Pontefice si intratteneva ancora, con amabile cordialità, fra gli intervenuti, rinnovando per loro il voto d’ogni bene e luce dal Signore.
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Inserito 13/02/2014
Relazioni Ebraico-Cristiane
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