Paolo VI, Papa (Montini, Giovanni Battista) 1963-1978
Israele 05/01/1964
Papa Paolo VI è stato il primo Papa a visitare la Terra Santa dal tempo degli Apostoli. Il 5 gennaio 1964 entrò nello Stato di Israele, a Meghiddo, e fu salutato dall’allora Presidente Zalman Shazar. Il viaggio papale ebbe luogo tra la seconda e la terza sessione del Concilio, quando il futuro della Dichiarazione sugli ebrei (che sarebbe diventata la Nostra Aetate) era molto in dubbio. Una bozza sottoposta al Concilio il 18 novembre 1963 era stata molto criticata dai vescovi mediorientali, che temevano rappresaglie contro le minoranze cristiane nelle loro diocesi. Il Concilio si fermò il 4 dicembre 1963 con nessun voto per la bozza, rafforzando l’impressione che il progetto sarebbe rimasto perennemente in agenda. Il previsto documento era stato criticato anche per la presunta ingerenza della Chiesa cattolica nel conflitto arabo-israeliano, il che spiega forse perché Paolo VI non pronunciò il nome “Israele” come stato-nazione durante il suo viaggio. Le pressioni politiche sono evidenti in una dichiarazione contemporanea alla radio giordana: “Duemila anni fa gli ebrei crocifissero Cristo, e quindici anni fa attaccarono il popolo di Palestina… Veramente, di tutte le religioni del mondo, sono gli ebrei i nemici di Dio. Davvero i crimini degli ebrei non saranno mai loro perdonati (New York Herald Tribune, 5 gennaio 1964). Il discorso di Paolo VI a Meghiddo rivolto alla delegazione di benvenuto, anche se non nomina mai lo stato ebraico o i titoli ufficiali dei suoi rappresentanti, fece un riferimento positivo al “popolo dell’Alleanza”. Ciò determinò il tono che avrebbe potuto contribuire ad una eventuale accettazione della Nostra Aetate da parte del Concilio.
Meghiddo, 5 gennaio 1964
Sono profondamente toccato, Vostra Eccellenza, dal benvenuto profondamente rispettoso e caloroso che mi avete riservato venendo ad incontrarmi personalmente. Desidero esprimere la mia gratitudine e i miei ringraziamenti per tutta la sollecitudine che le autorità [israeliane] hanno mostrato riguardo ad ogni aspetto del mio viaggio.
Vorrei che queste mie prime parole potessero esprimere tutta l’emozione che sento vedendo con i miei occhi e ponendo i miei passi sulla Terra dove i Patriarchi, nostri Padri nella fede, hanno camminatoun tempo… questa Terra che per secoli ha risuonato con la voce dei Profeti che parlarono in nome del Dio di Abramo, di Isacco e di Giacobbe… questa Terra che, cosa più importante di tutte, è stata benedetta e consacrata per sempre dalla presenza di Gesù Cristo – benedetta e consacrata per i cristiani e, possiamo dire, per tutto il genere umano.
Come Sua Eccellenza sa, e Dio stesso mi è testimone, non sono stato guidato in questa visita da niente altro che pure considerazioni spirituali. Sono venuto da pellegrino. Sono venuto per venerare i luoghi santi. Sono venuto per pregare.
Da questa Terra, unica al mondo per la grandezza degli eventi di cui è stata palcoscenico, la mia umile supplica sale a Dio per tutti i popoli, credenti e non credenti, e con gioia includo nella preghiera i discendenti del “Popolo dell’Alleanza”, il cui ruolo nella storia religiosa dell’umanità non può essere dimenticato.
Come pellegrino di pace, imploro soprattutto per il dono della riconciliazione tra gli esseri umani e Dio, e per quella profonda, vera concordia tra gli esseri umani come individui e tra i popoli. Possa Dio ascoltare la mia preghiera – questo Dio che, come il Profeta proclama, ha (per noi) “progetti di pace e non di sventura” (Ger 29,11).
Possa Dio voler riversare sul nostro tormentato mondo moderno questo dono incomparabile, la cui eco risuona da ogni pagina della Bibbia, e con il quale sono felice di riassumere il mio saluto, le mie preghiere e i miei auguri: Shalom! Shalom!
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Traduzione: Ombretta Pisano
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Inserito 01/04/2014
Relazioni Ebraico-Cristiane
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