Documenti sulla Nostra Aetate (1965)
Tutti i documenti sulla Nostra Aetate
Segretariato per l’Unità dei Cristiani
Città del Vaticano
Preoccupato di dover sottoporre al Concilio una bozza finale, il card. Bea recuperò la prima bozza facendone un quarto capitolo supplementare al Decreto sull’Ecumenismo, che era stato appena deliberato. La nuova versione fu distribuita nella Seconda Sessione del Concilio, l’8 novembre 1963. Anche se fu discussa informalmente, non fu votata e in dicembre il dibattito venne rimandato alla Terza Sessione.
Una volta trattati i principi dell’ecumenismo cattolico, non vogliamo passare sotto silenzio il fatto che gli stessi principi vengano applicati, pur considerando le opportune differenze, a riguardo della cooperazione con i popoli non cristiani i quali, nondimeno, adorano Dio o almeno si sforzano di osservare in coscienza la legge morale, innata nella natura umana, in uno spirito di buona volontà.
Ciò vale specialmente nel caso degli ebrei, che come popolo sono collegati alla Chiesa di Cristo da un rapporto speciale.
La Chiesa di Cristo riconosce con cuore grato che gli inizi della fede e della sua elezione, secondo il mistero salvifico di Dio, si possono già trovare tra i Patriarchi e i Profeti. Poiché tutti i credenti in Cristo, i figli di Abramo secondo la fede (cf. Gal 3,7) sono compresi nella vocazione dello stesso Patriarca, e la salvezza della Chiesa è misticamente prefigurata nell’esodo del Popolo Prescelto dalla terra di schiavitù. La Chiesa, nuova creatura in Cristo (cf. Ef 2,15) non può dimenticare che è una continuazione di quel popolo con cui Dio, nella sua ineffabile misericordia, si è compiaciuto di stipulare la sua Antica Alleanza.
In più, la Chiesa crede che Cristo, nostra Pace, ha abbracciato ambedue, ebrei e gentili, in un solo amore e ne ha fatto una sola cosa (Ef 2,14) e dall’unione dei due viene un solo corpo (Ef 2,16) ha annunciato la riconciliazione al mondo intero, in Cristo. Nonostante una larga parte del Popolo Prescelto sia ancora lontana da Cristo, è comunque sbagliato chiamarli popolo maledetto, in quanto essi restano molto cari a Dio a causa dei Padri e dei doni fatti a loro (cf. Rm 11,28), o [chiamarli] popolo deicida perché il Signore, per la sua passione e morte, lava via i peccati di tutti gli uomini, che sono stati la causa della passione e morte di Gesù Cristo (cf. Lc 23,34; At 3,17; 1 Cor. 2,8). La morte di Cristo non deve essere attribuita ad un intero popolo allora vivente, e men che meno ad un popolo di oggi. Perciò, si faccia in modo che i preti non dicano nulla, nell’istruzione catechetica o nella predicazione, che possa istillare odio o disprezzo per gli ebrei nei cuori degli ascoltatori. Né la Chiesa deve dimenticare che Gesù Cristo era nato da quel popolo secondo la carne, come la Vergine Maria, Madre di Cristo e come gli Apostoli, fondamento e colonne della Chiesa.
Per questo, poiché la Chiesa ha un tale patrimonio in comune con la Sinagoga, questo Sacro Sinodo intende in ogni modo promuovere e favorire la mutua conoscenza e stima tramite studi teologici e discussioni fraterne; e, oltre a ciò, come essa riprova severamente le offese a qualunque popolo, tanto più con cuore materno deplora e condanna l’odio e la persecuzione degli ebrei, del passato o dei nostri tempi.
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Fonte: http://www.ccjr.us/dialogika-resources/documents-and-statements/roman-catholic/second-vatican-council/na-drafts/1025-1963
Traduzione: O. Pisano
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Documento inserito il 24/03/2014
Relazioni Ebraico-Cristiane
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